Brexit, una grande opportunità per l’Italia e per Milano
di Vittorio De Stasio
Finalmente non ci sarà più nell’Unione un paese che beneficia dei vantaggi di un mercato unico, ma che si sottrae alle regole e alla vigilanza comuni, come è accaduto per il sistema finanziario.
E finalmente nella UE ci sarà quel “plain field”, tanto caro agli inglesi, che è indice di regole uguali per tutti gli stati membri.
Ora dobbiamo agire…
È da qui, da questo evento, che deve ripartire l’Italia, mobilitando le proprie energie e lasciando da parte ogni divisione interna. Abbiamo tutti il dovere di attivarci ad ogni livello per creare i presupposti perché, sia le istituzioni Europee che le aziende basate a Londra, scelgano l’Italia e, in particolare, la città di Milano come loro destinazione.
Il Governo, la Regione Lombardia e il Comune di Milano, devono agire con la massima celerità e in modo coordinato, per mettere a disposizione un pacchetto normativo e fiscale competitivo tale da rendere semplice e conveniente il trasferimento di Istituzioni ed aziende.
Una volta create le condizioni perché un’azienda possa trasferirsi a Milano, almeno alle stesse condizioni economiche e regolamentari che troverebbe a Dublino, Madrid o Berlino, non credo che ci siano molti dubbi sulla scelta geografica: Milano offre infrastrutture e collegamenti di ottimo livello, una grande disponibilità di immobili di qualità e di aree (Expo), una collocazione geografica unica (anche per le attività da svolgere nel tempo libero), disponibilità di risorse umane qualificate per ogni tipo di esigenza e anche università prestigiose che garantiscono una qualità di formazione tra le più apprezzate. A ciò si aggiunga il fascino dell’Italian style, che ha già in sé una grande forza d’attrazione.
Un’opportunità…
È da tempo che si invoca da più parti la necessità di puntare sulla crescita economica: oggi, con l’opportunità offertaci dalla Brexit, non ci sono più scuse e l’occasione è unica e irripetibile.
Possiamo attrarre investimenti, aziende, talenti e favorire la creazione di un numero di posti di lavoro continuativi nemmeno immaginabili quanto a dimensioni.
I primi ad agire devono essere Renzi, Maroni e Sala che, messe da parte le loro differenze di vedute, hanno la responsabilità politica di assumere le decisioni e vigilare sull’efficacia delle azioni intraprese. Stiano pur certi che imprenditori e operatori di tutti i settori li seguiranno, contribuendo con tutte le energie e tutte le risorse necessarie alla realizzazione di un risultato di grande valore per tutto il Paese.